Sipario alzato al teatro Fraschini

Tornano ad essere calpestate le assi del palcoscenico del teatro Fraschini. Tre i protagonisti della scena delle prossime serate: Massimo Popolizio, Elisabetta Pozzi e il danzatore-coreografo di flamenco  Israel Galván.

Giovedì 13 maggio e venerdì 14 maggio il sipario si alzerà su Massimo Popolizio con la lettura scenica Furore. 

Massimo Popolizio presta corpo e voce al testo di John Steinbeck, Furore, adattato per la scena da Emanuele Trevi. Ancora una volta una prova d’attore per una lettura epica e lirica, realista e visionario, che narra una delle più devastanti migrazioni di contadini della storia moderna. Nell’estate del 1936, il San Francisco News chiese a John Steinbeck di indagare sulle condizioni di vita dei braccianti sospinti in California dalle regioni centrali degli Stati Uniti, soprattutto dall’Oklahoma e dall’Arkansas, a causa delle terribili tempeste di sabbia e dalla conseguente siccità che avevano reso sterili quelle terre coltivate a cotone. Il risultato di quell’indagine fu una serie di articoli da cui l’autore americano generò, tre anni dopo, nel 1939, il romanzo.

Lo spettacolo è il racconto di come John Steinbeck trasformò quella decisiva esperienza giornalistica, umana e politica in un capitolo di intensa letteratura.

Martedì 18 e mercoledì 19 maggio, invece, Elisabetta Pozzi è protagonista assoluta del monologo Elena, testo lirico che Ghiannis Ritsos compose nel 1970. La versione del mito che ci offre il poeta greco è un vero e proprio ribaltamento dell’immagine di Elena che la tradizione letteraria ci ha donato.  Elena interpretata da Elisabetta Pozzi ha rinunciato alla bellezza effimera, scivolata via ormai molti anni addietro: la sua bellezza adesso è ben altra, quella dell’esperienza. L’esperienza di una vita vissuta all’insegna dell’amore, tra le braccia forti dei vari amanti, quell’amore diventato adesso un ricordo che non genera più alcuna passione, ma solo malinconia e forse rimpianto. Questa Elena è una donna del presente, a noi più vicina, quasi un’amica che tra un bicchiere di whisky e una sigaretta si confida ad un soldato o al fantasma di un amante valutando la propria esistenza, eccezionale certo, ma che adesso sta volgendo al termine.

Venerdì 21 maggio è la volta dello spettacolo La Edad de oro del coreografo e danzatore sivigliano Israel Galván.

Il periodo definito “L’età dell’oro” del Flamenco, corrisponde ad un periodo che va dalla fine del XIX secolo fino agli anni ’30 del XX secolo. Questo periodo si contraddistingue in modo particolare per la danza e il canto. Israel Galván ritorna a questa “Età dell’oro” con David Lagos, custode dei canti del periodo d’oro, e Alfredo Lagos, chitarrista di Jerez, città natale del flamenco, ma ricodifica il linguaggio fisico del flamenco usando non solo i suoi tipici modelli espressivi come la corrida, ma anche gli aspetti performativi dei rituali della cultura popolare, dal calcio all’attivismo al travestitismo. Un flamenco che ha attraversato  un processo di cambiamento. Per una danza che voglia liberarsi da alcune figure ereditate da un flamenco cristallizzato.

Gli spettacoli iniziano alle 20. I biglietti, da 5 a 20 sono in vendita dal lunedì al sabato dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19

Nel frattempo proseguiranno anche le proiezioni cinematografiche all’interno del teatro dove è stato da poco inaugurato un nuovo grande schermo cinematografico per la città. Sabato 15 e domenica 16 maggio sarà proiettata la versione restaurata di In the mood for love di Wong Kar-wai. Sabato 22 e domenica 23 maggio sarà la volta di Mank di David Fincher  (vos) con una doppia proiezione alle 16 e alle 19.

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