Ulli, l’eremita delle Dolomiti
IL CERBIATTO TREMAVA DALLA PAURA
A cura di Barbarah Guglielmana
ULRICH SENONER, ULLI per gli amici, è un architetto che ha lavorato nella imperiale Vienna e nella ricostruzione della Berlino dopo la caduta del Muro, che ha deciso di vivere il suo oggi sotto il cielo in Alpe di Siusi, costruendosi la sua nuova vita con fili di fieno come giaciglio e stelle alpine come amiche, in una dimensione di essenzialità e vicinanza con la Natura. Alpe di Siusi: terra delle sue origini, a cui è tornato e in cui vorrebbe restare, terreno dei suoi avi. Ulli, creatore di un suo spazio ideale, quasi nascosto come una talpa, vive a contatto diretto con la Terra -nelle mani che la lavorano e nei piedi che la calpestano, contribuendone alla conservazione e alla ricerca di un dialogo proprio, rifiutando costruzioni edilizie ancorché in accordo con l’ambiente e turismi irrequieti.
“L’uomo che vive nel fieno, l’uomo che vive con le marmotte, l’uomo che non ha paura dei topi, che non ha paura di niente. Ma di chi paura?”
“Della gente ho paura, ogni tanto.”
“La gente che ti vuole mandare via di qua?!”
“Speriamo di riuscire a fare qualcosa… speriamo che non succeda…” ,
Questo solitario uomo dalla corporatura asciutta, stirata dal vento con le sue pieghe che si asciugano al ciclo delle stagioni, ha scelto di vivere con la neve che ricopre il tetto della sua casa in questi giorni di dicembre, una casa imbottita di sciucchi di legna mischiati col fieno a mantenerne l’isolazione termica -materiali di cui sta studiandone le naturali proprietà; sacchi di cenere e altre erbe messe a seccare per concimare l’orto; verdure coltivate per condire piatti estivi e zuppe invernali; acqua ricavata dai ruscelli o dallo sciogliemento dei ghiacci. E doni portatigli dalle persone che riceve e vorrebbe ospitare nella sua Heimat.
Il suo corpo esposto al sole e al gelo, ai turisti di passaggio e ai pensieri che attraversano l’umano si fa forte di poco, e ricco di nulla, ma capace di sopravvivere all’ambiente naturale e al proprio io in abbandono.