L’eterno ritorno del Muro di Berlino
di Riccardo Portaro
“Si può dividere una città..ma il cielo e le persone no” ricorda un’alunna durante l’iniziativa dedicata all’anniversario della caduta del Muro di Berlinio. realizzata da Paola Chiesa con la Prof.ssa Silvana Fossati, Dirigente anche del Foscolo e del Taramelli. E proprio in piazza “9 novembre 1989” gli studenti dell’Ipsia, Foscolo e Taramelli hanno voluto “celebrare” questa ricorrenza, abbattendo simbolicamente un muro di cartone/polistirolo.
(L’iniziativa è stata anticipata il giorno 8 novembre perchè il 9 novembre si terrà la liberazione degli universitari nelle scuole speriori)
Durante l’iniziativa è stato chiesto ai ragazzi di scrivere delle frasi sul muro prima di abbatterlo, il tutto seguito dagli interventi istituzionali delle figure presenti, tra cui appunto Paola Chiesa e Silvana Fossati, con la presenza dell’assessore Cantoni.
Un fatto di grande ricorrenza storica quello della caduta del Muro di Berlino, che ancora oggi ci invita ad abbattere metaforicamente tutte le barriere che ci ostacolano al raggiungimento della pacifica convivenza, toccando temi importanti come la discriminazione, di qualunque tipo essa sia e le disuguaglianze che si sono create negli anni fino ad oggi trascorsi. Coinvolgere direttamente le nuove generazioni traspone grande fiducia nella loro crescita e ci ricorda quanto è importante sensibilizzare i giovani su temi sensibili quali l’uguaglianza e il rispetto per la diversità, questi eventi, anche se continuano ad allontanarsi dal nostro presente, cronologicamente parlando, ritornano nelle nostre vite in modo sistematico, per darci un punto di riferimento di lettura del presente.
«Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione» un demone ne “La gaia scienza” di Nietzsche
